Una fiaba d’inverno

Drake Landerkin, conosco il tuo nome: ferro o non ferro, io ti maledico. Lo stesso gelo con cui intendi strapparmi via la vita si abbatterà sul tuo regno, distruggendo le illusioni che hai costruito e spazzando via tutti coloro che ti sono ancora fedeli. E quando tutti i colori nella tua misera esistenza saranno stati sostituiti dal bianco della neve, io sarò lì e vendicherò la mia amata.

Inverno FRONTE

Titolo: Una fiaba d’inverno
Autore: Marco Redaelli
Editore: I Doni Delle Muse
ISBN: 978-88-99167-04-2
Pagine: 414
Prezzo: 15 euro

DALLA QUARTA DI COPERTINA
Alla morte del padre, il giovane Lars Lovelorn riceve in eredità una noce d’oro contenente il nome della Regina delle Fate e la cede a un folletto in cambio di qualche briciola di potere. Ancora non sa di avere intrapreso un viaggio pericoloso che lo condurrà a smarrire la propria umanità, in un regno dominato da un Inverno senza fine dove l’Estate giace addormentata, in attesa.
Un mondo di neve, brina, incantesimi e oscurità, dove rivelare il proprio vero nome può costare la vita e un Baratto con il Fato può incatenare per l’eternità in una prigione a est del sole e a ovest della luna.
Un romanzo che ci conduce nel cuore tenebroso ed emozionante delle fiabe, dedicato a tutti coloro che non hanno smesso di sognare.

DAL ROMANZO
Tre cavalieri vigilavano a fasi alterne, il volto invisibile dietro la celata dell’elmo e le spalle ritte senza mai un segno di stanchezza. Erano stati scolpiti nel ghiaccio più puro e sulle loro corazze erano incisi i più potenti tra gli incantesimi: in ciascuno dei loro cuori, un capello di una delle donne più belle del mondo donava loro la scintilla vitale.
Il primo era il Cavaliere della Notte: nera era la sua spada e nera la sua armatura, con un pennacchio di piume di corvo sull’elmo. Centinaia di stelle erano cucite all’interno del suo mantello e comete cadevano dal cielo ogni volta che la sua arma veniva sguainata.
Il secondo era il Cavaliere del Tramonto: la sua corazza era stata intinta nel sangue e fiamme fredde ardevano sul suo elmo. Quando ancora a Tír na nÓg esisteva ancora il giorno, la sua lancia aveva perforato il sole e la violenza del colpo aveva fatto sprofondare per sempre l’astro dorato oltre la linea dell’orizzonte.
Del terzo, il Cavaliere dell’Alba, non era opportuno parlare.

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